liberi cantieri di sbarrax
Mezzi di comunicazione a massa
Mezzi di comunicazione a massa

Mezzi di comunicazione a massa

Un pensiero nato tra marzo e aprile del 2005, come reazione nauseata all’inondazione mediatica seguente alla morte del papa

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Le feste natalizie e pasquali erano già passate, così come lo tsunami e le tragedie umanitarie a questo collegate.
Cosa poteva fare più gola, alla schiera del bieco giornalismo [1] sensazionalista italiano, se non una morte illustre.
Ma questa volta hanno avuto fortuna, e si sono dimostrati ingordi: il caso ha voluto che si potessero sfruttare, in formidabile successione, tre lutti da prima pagina.
Prima un caso di morte per sospensione di accanimento terapeutico di un soggetto in coma, poi il Pontefice, infine un monarca (quest’ultimo a dire il vero è stato oscurato dalla portata mediatica di quelli precedenti).

La speculazione su questi eventi è stata totale, il bombardamento mediatico si è rivelato asfissiante. Io, personalmente, consumo in media, alla settimana, 5/6 ore di televisione e circa una decina di ore di radio, e un paio di riviste cartacee (una italiana e una americana): nonostante queste cifre irrisorie da segregato dalla società contemporanea, non sono riuscito a evitare il banchetto mediatico servito attorno alla morte del papa, e perfino quando decisi di spegnere tutto (radio, tv, giornali), fui tempestato di inutili messaggi via sms…

I primi predatori – le agenzie, i cronisti, gli ex-anchorman finiti su sipari di seconda serata – hanno consumato il primo pasto, poi arrivano le iene, gli avvoltoi e tutta la fauna possibile immaginabile: periodici di consolidata piuttosto che dubbia attendibilità hanno già riempito copertine con tonnellate di approfondimenti e rubriche, adesso è la volta di rotocalchi e di freelance (altrimenti costretti alla probabile miseria), poter ricamare attorno ad una foto, una storia od anche semplicemente una diceria…
Finché l’argomento “tira”, perché non mangiarci?

I giornalisti di razza, tra quelli rimasti ancora in vita, non si vedono tanto in questo teatrino della morte, non si sentono.
Perchè?
Semplicemente perché la maggior parte di essi è stata messa “da parte”; a questi è stata data la possibilità di tacere (ironico eufemismo).

[1] sembra una gretta e banale generalizzazione, in realtà mi riferisco al giornalismo cosiddetto “popolare”, quello che attrae il maggior bacino di utenza e che di fatto è concentrato in una manciata di gruppi editoriali che raccolgono la stragrande maggioranza del mercato dell’informazione

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