liberi cantieri di sbarrax
Ma chi sputa sui soldi?!?
Ma chi sputa sui soldi?!?

Ma chi sputa sui soldi?!?

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Chi sputa sui soldi? Io, no di certo.
Vorrei chiarirlo, a scanso di equivoci, visto che non campo di aria, ma faccio lo sviluppatore anch’io.

Il discorso è ben più ampio e il software ne rappresenta solo la minima parte. Si tratta di un fenomeno sociale inarrestabile per cui la cui velocità di propagazione di una tecnologia è infinitamente superiore a quella di una morale atta ad un utilizzo maturo del potere che la tecnologia stessa comporta.

Riassumerei questo prolisso ed ellittico post con un paio di citazioni, una buonistica ed una bastardistica: “la potenza è nulla senza controllo” e “perle ai porci”.

Il sopracitato commento di Paolo rappresenta proprio bene il punto di arrivo dei miei sproloqui… Limitare il ragionamento al Software Libero significa rimanere rinchiusi nel proprio recinto, nel proprio orticello.

Ci vuol poco ad estendere il parallelo a tanti altri campi, laddove il modo di fare soldi va oltre quei meccanismi di equità ed equilibrio, che dovrebbero contraddistinguere una società che sappia darsi i ritmi giusti di crescita e di decrescita.

Siamo arrivati al punto che, se mai ti scappa di parlare di consumo critico, di fare mercato diverso, di dare garanzie di trasparenza, ecco che ti becchi del “comunista” o dell’anticapitalista.

Perfino una persona “colta” come Andrea Monti, nel suo (quantomeno “dubbio”) articolo sull’affaire microsoft-novell, nell’ultimo numero di Linux&c., arriva ad associare biunivocamente “libero mercato” e “discesa in campo delle corporation”, come se queste ultime fossero simboli e veri garanti di un libero mercato… In realtà (come già sproloquiavo qui)si può osservare che i cosidetti “giganti”, quando scendono in campo, tendenzialmente vanno a soffocare il mercato preesistente, non certo a ravvivarlo o a costituire innovazione.

Combattere una o più aziende o prodotti non ha molto senso, “per la causa”; sono il primo a dirlo.
La concentrazione è sugli strumenti di tutela nei confronti degli utenti finali o, come si direbbe in altri contesti, dei “consumatori”.
Chiedere una normativa in tal senso, e/o delle garanzie quando si parla di interesse pubblico, non significa penalizzare o bandire le grandi aziende che operano nel settore, ma semplicemente fissare dei paletti entro i quali le aziende stesse possano fare il tutto profitto che vogliono senza calpestare i diritti dei consumatori.

Anche in questo bel post di Luca Sartoni, percepisco il solito luogo comune per il quale chi si batte per una qualsivoglia “etica”, sia di conseguenza contrario al lucro delle aziende e naturalmente ostile all’economia attuale:

Quanto interessa alle aziende di telecomunicazioni abbattere il digital divide in Italia?
Quanta etica c’è nelle strategie aziendali del mercati ICT?
Quanta bontà di spirito possiamo trovare nelle strategie commerciali di chi ci offre servizi?

Chi pretende che le aziende rinuncino al loro profitto in nome dell’etica?
Pensare a una tutela del cittadino e a un set di regole chiare all’interno delle quali tutti gli attori del mercato possano muoversi in concorrenza reale tra di loro, è forse “soffocare” il mercato?
Pensare che le risorse e i soldi pubblici debbano essere utilizzati in modo equo, trasparente, e ben distribuito sull’intero territorio nazionale, è forse una richiesta “anti-commerciale”?
In Italia, poi, sussiste un’aggravante: le medio-grandi imprese che si spartiscono il mercato, arrivano quasi sempre a fare cartello, rendendo soltanto bella teoria inapplicabile, tutti i bei ragionamenti di Luca.

(Parallelamente) Qualche attivista del Software Libero, o magari Stallman stesso, ha mai posto in antitesi la libertà del software alla sua natura commerciale?

Io risponderei con una serie di no a tutte queste ultime domande.

4 commenti

  1. Ciao Marco, vorrei ringraziarti per aver dedicato parte del tuo tempo a leggere il mio post relativo alle Aste Wi-MAX.
    Mi spiace solo che tu non abbia colto un parte del messaggio che volevo trasmettere.
    Io non ho mai sostenuto che l’etica sia in antitesi al profitto. E neppure che battersi per il Software Libero sia in antitesi con un qualsiasi spirito commerciale.
    Prova ne è il fatto che sono il fondatore e presidente di un LUG e allo stesso tempo tiro a campare svolgendo attività di libero professionista nel mercato ICT.
    Il messaggio che volevo trasmettere e dal quale tu hai estratto una breve citazione era diverso.
    Io volevo dire che le logiche economiche in ballo nella questione delle aste Wi-MAX sono le stesse che l’uomo si trova ad affrontare da sempre: disporre di una risorsa in via limitata, dover dare un valore a questa risorsa per poi decidere come sia meglio sfruttarla.
    Io sostengo tenacemente che concedere sconti alle aziende di telecomunicazioni non sia un vantaggio per gli utenti finali. Sia un vantaggio esclusivo per le casse delle aziende TLC.
    Io sono a favore della liberalizzazione delle licenze (a volte per semplicità definite erroneamente “frequenze”) Wi-MAX.
    Dato che questo è difficile che avvenga e con molta probabilità queste ultime saranno assegnate, sostengo che farle pagare care sia doveroso in quanto il loro valore dipende, in questo caso dal loro costo.
    Costo, che in una logica di Price Targeting, privo di concorrenza degna di tale nome (e qui sono d’accordo con te), non andrebbe a influenzare il prezzo all’utenza finale, nel caso in cui si rivelasse basso.
    Il Wi-MAX verrà fatto pagare caro agli utenti anche se le aziende lo avranno acquisito per quattro lire.

    Con la speranza di aver chiarito meglio la mia posizione in merito,
    ti saluto cordialmente.

    Luca Sartoni

  2. bus3

    Il mercato… tsè!
    Sono stanco di sentir parlare di soldi ad ogni occasione, come se fossero la discriminante tra etica e opportunismo.
    Il “fenomeno sociale inarrestabile” non è sostenibile, è solo l’ultimo gioco con cui si trastullano gli affaristi.

    La storia ci insegna, e dobbiamo impararlo, che le forme di controllo imposte ai giganti dell’economia sono del tutto vane. Dobbiamo smetterla di preoccuparci per loro: hanno già le loro forme di tutela. Iniziamo a preoccuparci per noi, ma non come consumatori o come produttori, ma come persone che vivono in un contesto ambientale sempre più vicino al tracollo.

  3. Ti ringrazio, Luca, per il chiarimento. La citazione parziale non voleva essere una storpiatura del tuo messaggio, solamente era un pezzo che mi aveva colpito anche in relazione a discussioni che nelle ultime settimane intraprendo con i “colleghi” del LUGPiacenza e ambienti limitrofi, che mi lasciano spesso molta perplessità.

    Alla fine mi sembra di aver capito che il Price Targeting che invochi per l’assegnazione sia il modo di massimizzare il profitto da qualcosa che comunque rischia di essere svenduto, o mi sbaglio?
    Se ho capito bene, allora sono d’accordo.

    D’altro canto sono anche convinto che l’autorità per la concorrenza (“anti-trust”) debba essere più attenta e meno “fantoccia”, nel tutelare i consumatori dai reali cartelli degli operatori, che uccidono la concorrenza e la competitività.

I commenti sono chiusi.

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