liberi cantieri di sbarrax
la sottile linea spessa
la sottile linea spessa

la sottile linea spessa

una spessa linea arancio

torno da un w-e di autoisolamento informatico e trovo, ascoltando la radio, che il teatrino dei nostri rappresentanti non-politici, non solo non è cambiato, ma da sinistra a destra, non c’è uno straccio di schieramento, non c’è chi dimostri contegno e serietà, non si intravedono barlumi di speranza in qualcuno che si faccia interprete, anche solo per pura gloria personale, di un’azione di sintesi e concretezza (chiamamolo “esercizio provvisorio di buon governo”, tanto per esagerare)

e mentre i “blogger professionisti” si consumano nella lora sfera fuffosa da cui creano lavori, incontri e tonnellate di webmateriale autoreferenziale (…mi ricorda molto le attività che conducevo io negli anni addietro insieme ai “linuxari“, col piccolo particolare che accanto allo spippolamento molti di noi perseguivano anche delle finalità realmente “sociali” e non “social” come quelle dei moderni spippolatori, al più individualisti), l’informazione mainstream riempie il 90% del tempo rimasto dalla cronaca del teatrino sopraindicato (partiti e partitelli che cambiano nomi e simboli alla luce di una legge elettorale che non esiste), con il gossip nero, ovvero alimentano la curiosità morbosa del popolo nei confronti di indagini che dovrebbero rimanere segrete, sostituendo così i tronisti della de filippi con i magistrati e gli indagati che recitano in tv qualcosa che suona ogni volta come la pista giusta, l’indizio chiave, la sentenza di condanna, la certezza che il popolo desidera, nell’attesa di un famigerato decreto sicurezza

senti diliberto e giordano, che parlano di forze politiche rappresentanti “degli operai, dei lavoratori”, e vogliono falce e martello perchè del comunismo ne sono fieri… uff… e pensi: “ma queste persone, a chi parlano?” “in che paese e anno vivono?

la stessa cosa che mi viene da pensare, quando penso allo sciopero degli autotrasportatori… non tanto al fatto che delle persone possano reclamare dei diritti giusti o presunti tali, ci mancherebbe, ma al fatto che in questa italia anacronistica di sindacati anacronistici, le parole nelle bocche urlanti sono più adatte a scenari di trent’anni fà

personalmente, trovo che la dipendenza così massiccia e nevralgica dal trasporto su gomma, sia un errore notevole del passato a cui ora non si voglia – nonostante se ne abbiano le possibilità (ma non mi dite che le cosiddette autostrade del mare saranno “la grande soluzione”) – porre un rimedio strutturale e politico: se pensassimo che la tutela di ogni lavoratore in quanto tale, a prescindere dal tipo di lavoro che svolge, passi dalla difesa di professioni e mansioni che non hanno più molto senso di esistere (almeno nella forma attuale), allora il ns. mercato del lavoro è destinato all’implosione

dov’è quell’attenzione necessaria nei confronti dei giovani che devono ancora inserirsi nel mondo del lavoro?
quali sono gli strumenti che, senza sacrificare la flessibilità che il mercato moderno richiede, forniscano a questi lavoratori la tutela necessaria, nei settori soprattutto che oggi impegnano per la maggiore l’occupazione?

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