liberi cantieri di sbarrax
dei vicini
dei vicini

dei vicini

sto raggiungendo il traguardo dei due anni, due anni che vivo da solo

a volte, nel silenzio che riempie l’appartamento, intervengono le urla dei vicini di sotto, o i cigolii delle porte sbattute dall’altro vicino, che è solito fumare nell’area comune dell’ingresso e poi far salire il fumo al piano di sopra dove sto io

e penso che tutto sommato, vivere in una palazzina di quattro appartamenti (di cui 1 disabitato, e 2 abitati da singoli) con poche parti comuni e con una forte dose di anarchica indipendenza, sia ancora una buona situazione

a parte la leggera cafonaggine del fumatore, il quale potrebbe benissimo fumare in casa sua anzichè sulla scala e evitare di sbattere nelle parti comuni e davanti al cancello tutto ciò che in casa sua non gli va di tenere – come scarpe puzzolenti e infangate, vasi con arbusti morti, posta che non gli va di ritirare – e a parte la famigliola che magari urla insieme alla bambina piccola che si sveglia nel cuore della notte (ora che è cresciuta sempre di meno), è un quartiere decisamente tranquillo e tutto il resto del vicinato è praticamente trasparente

mi chiedo solo quando – e mi farebbe piacere che si sviluppasse col tempo – si potranno riscontrare segni di coesione tra famiglie di diversa provenienza che stanno iniziando a popolare un’area creata dal nulla e che ancora confina con campi e spazi che in queste serata di inizio primavera già suonano e profumano di belle sensazioni

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