liberi cantieri di sbarrax
stasi periodica
stasi periodica

stasi periodica

come ogni anno, questo è il periodo della stasi…

…di tutte quelle cose che riguardano delle attività collettive, atte a promuovere il software libero “nel tempo libero”, evidentemente, per motivi di carichi di lavoro, o di vacanza, il ritmo con cui tali attività viaggiano è lentissimo

tante persone sono assenti (mentalmente e/o fisicamente), o demoralizzate, o entrambe le cose

non ci sono discussioni di rilievo ne’ di carattere tecnico/tecnologico, ne’ di carattere politico o filosofico, in alcuna lista (ne frequento decine, tra lug del nord-italia e organizzazioni a carattere nazionale e transnazionale) o portale dedicato; anche gli eventi di promozione e di dibattito rilevati, si contano sulle dita di una mano, in questo periodo

diciamo che “il motore” è al 10%, sì e no

ma non mi preoccupo, so che è fisiologico, non è sintomo di alcuno sfacelo o di una resa
penso anzi che sia come un periodo di silenziosa meditazione personale, prima di tornare ad aprile-maggio ad affrontare con la giusta determinazione i temi “caldi”

in questa situazione di stasi, sono pienamente coinvolto anche io, sebbene già stia guardandomi attorno e segnando sul calendario appuntamenti che significano ritorno 😉

3 commenti

  1. Ma per quale motivo mentre il software proprietario può vantare di fior di professionisti che quotidianamente impiegano una mole impressionante di risorse fatte di tempo, soldi e quant’altro il software libero deve sorregersi sull’ impiego del tempo di alcuni volenterosi quando hanno voglia, forza e buon umore? …. Io credo che il software libero sia qualcosa di molto più serio e importante che il passatempo di chi non ha niente di meglio da fare, e se questo non funziona c’è qualcosa che non va nella mentalità di base.

    Io non ho mai sentito parlare del marketing di microsoft che ha problemi perchè i sostenitori sono carichi di lavoro o sono in vacanza, nenchè meno perchè demoralizzati.

    I casi sono due: o il software libero non vale una cicca di quello che proclama, oppure c’è qualcosa di fondo che non quadra….. faciamo 3 casi, il terzo è che io non ci ho capito nulla 😉

  2. un’azienda che “vende” software – sia esso libero o proprietario – ha come scopo il proprio lucro

    un’associazione o un’entità che veicolano il messaggio politico della libertà del software, hanno quello come scopo “sociale”

    il marketing è l’insieme delle attività e dei metodi volti a una migliore commercializzazione dei beni e dei servizi prodotti da una società, basati su ricerche di mercato che consentono di determinare le politiche più opportune di prezzo, distribuzione, vendita, pubblicità, …

    dunque, non ci vedo niente di strano nel:

    • costituire un’azienda che lavora e lucra col software libero (già esistono)
    • trovare forme “moralmente” remunerative di diffusione di un messaggio politico, anche perchè pure la cosiddetta evangelizzazione ha dei costi e delle persone da incentivare
    • affermare che è molto più facile fare soldi vendendo “licenze” di un software chiuso, anziche’ un lavoro di servizio, vero e tangibile, basato su un software libero, però se arriviamo ad avere questo tipo di dubbio noi, allora cosa abbiamo fatto fino adesso, pugnette?!?

    tutto questo per dire che sono le aziende che tendeno ad avere più soldi per il marketing, e più sono grandi e hanno capitali, e più faranno marketing penetrante: non c’entra che trattino sw proprietario o libero (vedi Red Hat: campa di sw libero e di marketing ne fa eccome)

  3. Ho l’ impressione che, alla fine, diciamo la stessa cosa.

    Io, semplicemente, volevo sottolineare il concetto di come il software libero non possa più contrapporsi al sistema del software proprietario basandosi solo su una certa “idea” di volontariato che, ne sono cosciente, è stato fino ad ora il vero motore di questo fenomeno.

    Insomma, capisco che è difficile trasmettere il concetto, ma alla fine io non faccio altro che mettere in discussione l’ attuale paradigma economico/commerciale. Penso che il software libero non sia solo una questione di byte che girano in libertà da un computer all’ altro mossi da un certo spirito hacker, ma che abbia piuttosto tracciato la rotta verso una concezione di mercato diversa, dove il business possa ritrovare una dimensione in qualche modo più umana e rispettosa ….. in quest’ottica, se ci pensi bene, il confine tra associazioni e imprese sarebbe di gran lunga più sottile 😉

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