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provincia e comune
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Avevo letto con curiosità l’intento dei ministri Brunetta/Maroni di “riformare la province”…

Le province saranno riconvertite in enti di secondo livello, il presidente non si eleggerà ma questo ruolo sarà ricoperto dal sindaco del comune capoluogo e i consiglieri saranno gli altri primi cittadini dei comuni della zona.
“La provincia diventerà una sorta di aggregazione -ha concluso il ministro Brunetta- mentre rimarranno i Comuni e le Regioni”.

La Provincia non sparirà dal punto di vista formale, ma non avrà più un costo politico: ‘Rimarrà l’ente provincia ma non avrà più degli eletti’, ha chiarito Brunetta: ‘I consiglieri provinciali e presidente non saranno altro che i sindaci dei comuni nella provincia’. (…)

… ma poi, c’è qualcosa che stona, a mio parere, tra il perseguimento dell’efficienza – nel senso di risparmio economico – e questa idea “comoda” di azzeramento del costo politico, per non dover affrontare cambiamenti costituzionali: il fatto che non vi siano elezioni e compensi a presidenti/giunte/consigli provinciali è sì un risparmio, ma non è un azzeramento politico, anzi, carica il sindaco di un capoluogo di significati politici che francamente mi sembrano sproporzionati

non si parla di riequilibrio degli assetti politici, infatti, ma di “parlamentino dei sindaci” e trasformazione in “consorzi funzionali

ricapitolando, le competenze delle province rimarrebbero probabilmente invariate, tutto il personale dipendente rimane dove è, e il grande colpo di genio consiste nell’investire il sindaco del capoluogo a capetto di un parlamentino fasullo…

ma non sarebbe meglio ridefinire i ruoli delle province, oppure fare riforme costituzionali condivise tra maggioranza e opposizione per arrivare a un nuovo modello istituzionale, se  il problema dell’efficienza tanto sentito è veramente da identificare in queste vituperate province?

ovviamente non si sa ancora cosa metterà Maroni nel nuovo “codice delle autonomie”, ma leggo queste cose (sperando che le fonti trovate siano attendibili) e rimango ancora più perplesso:

Essendo un collegato alla finanziaria – ha spiegato Maroni – dovrà essere approvato prima di Natale. Porterò la proposta di legge per il pacchetto delle autonomie al fine di salvaguardare l’esistenza dei piccoli comuni al di sotto dei 5 mila abitanti con l’eliminazione della limitazione di due mandati per i sindaci. Inoltre nel pacchetto per le autonomie proporrò più chiare competenze per le province, le norme per le città metropolitane e le competenze per la polizia locale».

Quindi da un lato Brunetta predica l’eliminazione degli sprechi, e dall’altra Maroni ci tiene a salvaguardare i piccoli comuni?
bah

Da queste parti ci sono dei comuni tra i 1000 e i 3000 abitanti che sono veramente vicini tra loro (pochi chilometri), spesso ridotti più che altro a zone dormitorio dei comuni limitrofi più grandi, e francamente fanno sorgere a molti il dubbio sull’utilità dei comuni stessi; non sarebbe meglio analizzare quali e quanti comuni in Italia abbiano ancora un senso di fare istituzione a sè?

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